zitti e buoni - psicologia della canzone

ZITTI E BUONI – RABBIA A SANREMO psicologia della canzone vincitrice

Come ti sembra la canzone che ha vinto a Sanremo?

Hai presente, quella dei Maneskin che fa : ”sono fuori di testaaaaaaa “

Io personalmente non sono un esperto di musica e in questa sede non mi interessa  dare un giudizio dal punto di vista musicale, ma vorrei parlare con te della emozione che è sottesa a questa canzone, e cioè l’emozione della rabbia.

Vorrei inoltre prendere  spunto dal testo di questa canzone per parlarti di cosa è “l’espressione di sé” e di come possiamo riuscire ad utilizzarla al meglio nella nostra vita.

Io sono Roberto Ausilio, psicologo psicoterapeuta, e mi occupo da circa vent’anni di aiutare le persone a vivere la propria vita alla grande e senza il freno a mano grazie alla psicologia pratica e alla crescita personale.

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Allora: la rabbia, l’emozione della rabbia!

Come ho ampiamente parlato in uno dei miei libri intitolato “ SALUTARMENTE”, la rabbia è un qualcosa di biologicamente innato nell’uomo.

Ci serve come emozione per innescare le reazioni di attacco o di fuga che ci servono per raggiungere i nostri obiettivi o per preservare la nostra vita da attacchi esterni.

In questo particolare periodo di emergenza a causa della pandemia l’emozione della rabbia emerge chiaramente e viene fuori proprio perché ci serve in qualche modo per riuscire a ripristinare un ordine.

Quando parliamo di rabbia spesso, anche in psicologia, si è parlato di emozioni disfunzionali. In realtà ciò non è vero perché anche la rabbia, come dicevamo, è importante.

Nelle situazioni in cui l’aggressività viene meno, in senso ampio, la persona non è più in grado di raggiungere ciò che gli sta a cuore e quindi di prendere ciò di cui ha bisogno.

Ad esempio, nella patologia depressiva una delle prime funzioni che si deprimono è proprio la respirazione che, se ci pensi, è la capacità aggressiva, in senso ampio, di prendere l’ossigeno, cioè quello che ti serve per vivere.

Una persona che ha azzerato totalmente la propria rabbia è una persona al limite depressa, una persona che non riesce più a fare quello che andrebbe fatto come alzarsi la mattina, vestirsi, far fronte a tutte le situazioni stressanti della nostra vita quotidiana eccetera.

Ora, tra questo estremo della repressione e dell’inibizione totale della rabbia che porta alla depressione, c’è poi l’altro estremo della espressione violenta, senza nessun tipo di filtro.

E’ come se qualcuno inavvertitamente ti pestasse un piede mentre sei in giro e tu reagissi immediatamente prendendolo a pugni.

Chiaramente questo tipo di espressione non è possibile all’interno della società civile.

Quindi che cosa bisogna fare?

Bisogna in qualche modo trovare, in maniera dinamica, un equilibrio tra l’essere troppo repressi e comprimere la rabbia dentro di noi masochisticamente, oppure esplode sconsideratamente ad ogni piccolezza.

E come si fa a trovare questo equilibrio? Si fa canalizzando la rabbia e iniziando a conoscerla.

Quando la rabbia ti si presenta non devi scappare da essa reprimendola ma non devi neppure abbandonarti ad essa lasciandoti rapire; risali un po’ alla sorgente delle tue sensazioni corporee, risali alla sorgente delle tue emozioni, vai a capire quali nervetti scoperti sta toccando questa rabbia e poi, successivamente, chiediti: “ come posso utilizzare questa rabbia per introdurre un cambiamento nella mia vita?”

La canzone dei Maneskin in qualche modo mi ricorda una rabbia adolescenziale, senza giudizio di valore.

Ma la rabbia dell’adolescente è la rabbia di colui che in qualche modo si sente represso, frustrato, e prende a calci i portoni per strada, ma non è una rabbia come quella di Martin Luther King, una rabbia che viene canalizzata verso un cambiamento di tipo sociale.

Io vorrei che tu canalizzassi la tua rabbia in un cambiamento vero e reale.

Quando sei arrabbiato quindi non chiederti come reprimere questa rabbia e neppure come prendere a pugni il malcapitato di turno, ma chiediti come fare ad incanalare questa rabbia per un cambiamento che sia personale e sociale.

Ti faccio un esempio:

sei un padre separato, incavolato con il mondo e con le ingiustizie.

Devi cercare di chiederti:

“come posso aiutare altre persone a superare questa cosa che è capitata a me?

Sei una donna che ha subito abusi sessuali e che ha fatto psicoterapia per uscirne fuori e adesso stai meglio,

chiediti :

”come posso aiutare le persone che come me hanno subito queste ingiustizie?”... e così via.

Dobbiamo quindi diventare il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo, come diceva Ghandi.

Ti saluto con una bella frase di Carl Gustav Jung che dice:

non si può trasformare il buio in luce e l’apatia in movimento senza l’emozione

Ciao e Buona Vita

 

dr. Roberto Ausilio 
Psicologo Psicoterapeuta
www.robertoausilio.it


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